ALLATTAMENTO AL SENO: L'ALIMENTO PERFETTO

05.08.2013 00:00

Latte materno

Il latte materno e l'allattamento al seno sono, da sempre, la soluzione più pratica, ecologica ed economica per nutrire il neonato. Avviene, infatti, senza attrezzature speciali o conoscenze particolari: il latte è disponibile in ogni momento e in ogni luogo nella qualità e quantità necessaria. E' dimostrato che il latte materno è prezioso perchè contiene tutti gli alimenti che garantiscono una crescita ottimale (carboidrati, grassi, proteine, vitamine, minerali, enzimi), protegge dalle malattie infettive grazie ad anticorpi e immunoglobuline, difende dalle allergie, favorisce una dentizione ottimale, previene problemi di sovrappeso e obesità. Fino a 6 mesi gli esperti sono concordi nell'affermare che il latte materno sia alimento unico ed esclusivo per il neonato.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), molti governi (compreso il Ministero della Salute italiano), e moltissime associazioni professionali e non, raccomandano di continuare l'allattamento al seno, con opportuna aggiunta di altri alimenti fino a due anni ed oltre, o comunque fino a che madre e bambino lo desiderano. 

Il bebè di solito apprezza, basta guardarlo succhiare dal seno della mamma per rendersene conto. Il piccolo, oltre che del latte, si nutre del contatto della madre, nel momento della suzione è tutt'uno con lei e, di conseguenza, stabilisce un rapporto unico ed esclusivo fatto di sensazioni tattili, ma anche di emozioni profonde.

 

Latte artificiale

Alcune donne, per gravi problemi di salute propri o del neonato, o per scelta personale (come un ritorno precoce al lavoro) non sono in grado o non vogliono allattare oppure - ma la questione è molto controversa - pensano di non avere una quantità sufficiente di latte per soddisfare i bisogni crescenti del bebè. In questi casi è possibile, dopo aver accertato con un consulente esperto che non c'è modo per allattare con successo, ricorrere al latte artificiale, detto anche "formula", un preparato di latte vaccino che viene integrato con numerose sostanze per avvicinarsi il più possibile al latte materno, di cui non potrà mai possedere i fattori protettivi e di crescita, nè la capacità di adattarsi ai bisogni -nei mesi, durante il giorno, e a volte durante ogni singola poppata, di ogni bambino.

Infatti, mentre il latte di formula è sempre lo stesso per tutti i bambini che lo usano e per ogni singolo bambino nel corso dei mesi, il latte materno è specifico per ciascun bambino, compreso il latte che la stessa madre dà a due diversi bambini.

 

I primi tentativi con i bimbi

Alcuni storici attribuiscono i primi tentativi di vendere preparazioni per bimbi dal latte di mucca al farmacista francese Dumas (1870) e al farmacista tedesco Justus von Liebig (1884). La crema Liebig era una combinazione di latte di mucca con farina di frumento, farina di piselli, farina di malto e bicarbonato di potassio. Qualche anno più tardi, Henri Nestlé in una pubblicità si vantava di aver salvato la vita di un neonato con il suo preparato al latte Nestlé's Milk Food.

Il 4 luglio 1977 è stato lanciato nel mondo il primo boicottaggio della multinazionale Nestlé. Tra i molti addebiti della multinazionale spiccano le scorrette pratiche di promozione e commercializzazione del latte in polvere nel Sud del mondo, un meccanismo che secondo l'OMS e Unicef è responsabile della morte di più di 1 milione di bambini ogni anno.

Fonti autorevoli, prima fra tutte l'OMS, hanno da sempre consigliato l'allattamento esclusivo per 6 mesi, senza alcun bisogno di altri liquidi, nè di acqua, tantomeno minerale. La ricerca scientifica inoltre ha documentato più volte e in più occasioni con diversi lavori, i possibili danni a lungo termine dello svezzamento precoce: allergie, malattie autoimmuni, patologie cardiovascolari e altro ancora. Sempre con l'Unicef, l'Oms ha stilato i criteri minimi per la promozione dell'allattamento al seno che dovrebbe essere prassi comune in tutti gli ospedali (i 10 Paesi per allattare al seno con successo dell'iniziativa Ospedali Amici dei Bambini).

 

Il latte artificiale è controllato con regolarità e prodotto rispettando una specifica normativa europea e nazionale. Tuttavia non mancano possibili problemi: le modalità di produzione del latte in polvere non garantiscono la sterilità e per questo nelle confezioni potrebbero essere presenti batteri, come per esempio quello denominato Enterobacter Sakasakii, con rischio di gravi infezioni in bambini nei primi mesi di vita, soprattutto se nati sotto peso o immunodepressi. Queste e altre contaminazioni sono ampiamente documentate. Per ridurre questo rischio intrinseco al prodotto, Oms e Unicef hanno stilato linee guida per la preparazione della formula; linee guida che purtroppo non sono rispettate dalle industrie produttrici che continuano ad ignorarle nelle istruzioni in etichetta.

La Società Italiana di Pediatria invita, in via precauzionale, a scegliere latti con un basso contenuto proteico, vicino al minimo consigliato dalla Commissione Europea: 1,2 g/dl. Lo studio europeo CHOP, Chidhood Obesity Project, realizzato in Italia, Belgio, Germania, Polonia e Spagna, ha ipotizzato che i latti artificiali ad alto contenuto proteico possano contribuire a causare sovrappeso e obesità. I bambini alimentati con formula a più alto contenuto proteico (1,9 g/dl è il massimo raccomandato dalla commissione europea) si associano, nei primi due anni di vita, a un peso e un indice di massa corporea maggiori rispetto a quelli nutriti con formule a basso contenuto proteico e, soprattutto, ai bambini allattati al seno.

 

Senza precedenti

Nell'antica Roma i neonati non venivano mai cresciuti con latte di mucca. Spulciando nella letteratura di quell'epoca vediamo che persino i neonati degli schiavi, in caso di impossibilità di allattamento dalla madre stessa, erano allattati da balie. Nell'antica Roma, chi non poteva allattare il neonato al seno andava alla "colonna lattaria", un apposito mercato di balie che offrivano il proprio latte. 

La preoccupazione principale per i neonati abbandonati, cioè alimentarli, non era una questione di trovare loro del latte di mucca, ma delle balie per allattarli. Se l'alimentazione artificiale fosse stata una pratica diffusa e ben accetta, le autorità avrebbero sicuramente optato per la creazione di stazioni di distribuzione del latte di mucca per i piccoli, sicuramente più pratico ed economico.

E' del 1472 il primo Manuale di pediatria pubblicato in Italia del nord (di Paul Bellardus), dal quale otteniamo la conferma che il latte di mucca a quel tempo non era assolutamente considerato un'opzione per l'allattamento dei neonati; il libro invece dedica un capitolo alla descrizione delle qualità che deve avere una buona balia. 

Oggi che diamo ai nostri piccoli prodotti pronti a base di latte di mucca, non capita più che descriviamo la qualità di una buona mucca (balia), il che tra l'altro sarebbe arduo visto che un litro di latte proviene sicuramente da non meno di una dozzina di mucche diverse.

Alimentare i nostri piccoli con latte di mucca, cosa che numerose popolazioni si sono ben guardate dal fare, e questo fino a tempi molto recenti, è una pratica che è stata promossa dai cambiamenti culturali, sociali e medici di noi "occidentali" negli ultimi due secoli.

 

Ma la grande industria del latte in polvere (la cosiddetta "formula") e dell'alimentazione per l'infanzia da anni fa pressione -spesso in modo subdolo- sulle madri, instillando sensi di colpa e paure inconsistenti riguardanti la quantità, l'adeguatezza, l'igiene e i contenuti nutrizionali del latte materno.

 

Ma al di là del "fattore salute" se vogliamo crescere i bambini in modo ecosostenibile, bisogna anche tenere in considerazione altri aspetti:

  • I costi ambientali del latte artificiale sono, in modo evidente, molto più alti rispetto al latte materno: il latte artificiale necessita di campi per coltivare mangime, allevamenti intensivi, della conseguente deforestazione, di un processo produttivo energetico e che produce inquinamento; poi il prodotto deve essere trasportato fino al punto vendita e alla fine la sua confezione va smaltita.
  • I produttori fanno "concorrenza" all'allattamento al seno in modo spesso scorretto. La legge italiana (decreto n. 82/2009) anche se molto più permissiva del Codice Internazionale, proibisce la pubblicità, anche occulta, dei sostitutivi del latte materno nelle strutture sanitarie e ogni forma di omaggio. Eppure è invalsa negli ospedali di aggirare la legge e di fornire la marca del latte artificiale, oltre che indicazioni errate sull'allattamento al seno. 
  • Il prezzo del latte arificiale è molto alto, varia da circa 10 a circa 30 euro al Kg, a seconda del marchio;
  • non esistono marchi "etici", la maggior parte fa capo a multinazionali assai poco trasparenti, che non rispettano lettera e spirito del Codice Internazionale, e sono reperibili nei supermercati e nei discount;
  • anche i maggiori marchi di prodotti biologici promuovono i loro prodotti con un marketing che viola il Codice Internazionale, tanto quanto le più potenti multinazionali.

 

 

Le banche del latte

Nel 2005, a Milano, è nata Aiblud, Associazione italiana banche del latte umano donato. Lo scopo principale è raccogliere e donare latte materno ai prematuri ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale e ai neonati afflitti da patologie pediatriche gravi le cui mamme non hanno la possibilità di allattarli ed è stata anche recentemente proposta per i neonati a rischio allergico, nei primi giorni dopo il parto, in attesa della montata lattea materna.

 

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