Un quarto del pesce pescato viene ributtato in mare morto

01.01.2000 00:00

Ogni anno vengono pescate nei mari del mondo oltre 80 milioni di tonnellate di pesce di cui un quarto viene ributtato in mare morto, come scarto di minore interesse economico.

Il 35% delle risorse ittiche è attualmente sovra pescato, a causa di mode culturali o alimentari ormai consolidate; noi consumiamo solo il 10% delle specie ittiche esistenti. Un quarto del pesce pescato, circa 27 milioni di tonnellate, quindi, viene preso accidentalmente e rigettato in mare ormai morto, semplicemente perché sconosciuto al mercato dei consumatori e quindi privo di valore commerciale.

I pesci del mar Mediterraneo sono a rischio estinzione. A correre maggiori rischi sarebbero sogliole, naselli, merluzzi e rane pescatrici. La causa della forte sofferenza degli stock di pesce nel Mediterraneo è, e non da oggi, l’eccessiva pesca che supera il ritmo naturale della riproduzione di questi animali.

L'82 circa delle riserve ittiche europee e più della metà (il 63%) di quelle atlantiche possono considerarsi esaurite.

Le flotte che pescano il tonno sono tra le più industrializzate al mondo e sono responsabili di gravi impatti sugli oceani. Questo tipo di pesca minaccia da un lato le risorse da cui dipende, sovrasfruttando gli stock di tonno e catturandone esemplari giovanili, e dall’altro l’intero ecosistema marino. Per pescare il tonno vengono utilizzati metodi di pesca distruttivi; infatti la pesca con i FAD, ovvero quegli oggetti galleggianti utilizzati per concentrare i pesci, causa non solo la cattura di esemplari giovani di tonno, ma di numerosi altri animali marini, tra cui specie in pericolo, come squali e tartarughe. Si stima che per ogni 9 chilogrammi di tonni catturati si pesca 1 chilogrammo di altri animali “indesiderati”, tra cui specie minacciate d’estinzione.

Mangiare pesci piccoli contribuisce a diffondere pratiche deleterie per l’ecosistema mediterraneo. Si tratta di pesci che non hanno ancora raggiunto l’età per la riproduzione: ucciderli (e mangiarseli) significa incidere sulla conservazione delle risorse ittiche.

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