Alcuni vestiti fanno male
01.01.2000 00:00Prima di entrare a far parte del nostro guardaroba i capi di abbigliamento sono passati attraverso un lungo ciclo di lavorazioni durante il quale sono stati trattati con centinaia di prodotti chimici, ciascuno con la sua specifica funzione: candeggianti, coloranti, fissatori, anti-piega, antiossidanti, ammorbidenti, antistatici, anti-macchia, anti-muffa, ignifuganti, batteriostatici, fungicidi, ecc... e che sono i maggiori responsabili di irritazioni e allergie.
Sembra incredibile quanti passaggi debbano verificarsi prima di arrivare alla realizzazione di un indumento. La filiera tessile è di una complessità strabiliante, con innumerevoli fasi e lavorazioni, ciascuna con un nome tecnico che è spesso gergale o regionale per cui può variare da zona a zona. E ogni fase e sottofase costituisce, a sua volta, il campo di attività di aziende diverse, magari situate anche in luoghi o addirittura, vista la globalizzazione, in continenti diversi. E’ proprio in questa serie di operazioni che il nostro vestito viene trattato con quelle sostanze chimiche, le cui tracce possono causare problemi quando entrano in contatto con la nostra pelle.
Franco Piunti, presidente di Tessile&Salute, un’associazione no profit formata da medici, produttori, ricercatori e rappresentanti dei consumatori nata nel 2001 a Biella proprio per mettere in comunicazione due ambiti (tessile e salute, appunto) sempre tenuti inspiegabilmente molto distanti, ci racconta che: “Gli studi internazionali sulle allergopatie hanno dimostrato che l’uso di tessuti non trattati, sia naturali che sintetici, non da in genere luogo a manifestazioni allergiche, ma che l’insorgenza di tali patologie è attribuibile proprio alle sostanze chimiche aggiunte durante le fasi di lavorazione. Per questo è importante individuare e aggiornare di continuo l’elenco delle sostanze che rimangono attive nel tessuto finito”.
Una filiera molto lunga, dunque, durante la quale il nostro indumento è stato trattato, impregnato, imbevuto, vaporizzato con i più svariati prodotti chimici. Le migliaia di preparati o miscele impiegati nel ciclo produttivo del tessile sono composte da acidi, ossidanti, riducenti, elettroliti, sali alcalini, sali acidi, stabilizzanti, solubilizzanti, cariche, ignifuganti e coloranti vari. Un bombardamento che lascerà sul nostro vestito tracce più o meno elevate di residui chimici e metalli pesanti come cromo, nichel, rame, cadmio, arsenico, piombo, mercurio, ma anche formaldeide, coloranti allergenici, pentaclorofenoli e altro ancora.
Anche i prodotti che normalmente vengono usati per fare il bucato, contengono spesso tracce di cromo, nichel e cobalto, responsabili di irritazioni delle mucose e problemi respiratori nelle persone già affette da asma o allergie ai metalli. In effetti si è visto che i detersivi , o meglio i residui di detersivo che restano nel tessuto, sono una delle cause più frequenti dell’insorgere di dermatiti da contatto, sia irritative che allergiche, nei bambini piccoli.
E siccome ci è venuta l’ossessione di batteri, più il bambino è piccolo e più pensiamo di dover abbondare con i lavaggi, aggravando la situazione perché ad ogni bucato si accumulano nuovi residui di fibre. Per rompere questo circolo vizioso che minaccia la delicata pelle dei nostri figli, la prima cosa da fare è usare meno detersivo. Le dosi indicate sulla confezione possono essere tranquillamente diminuite di almeno un terzo, anche perché le lavatrici a risparmio energetico di nuova generazione usano meno acqua di quelle di una volta (45 litri a lavaggio contro i 100-110 di dieci anni fa) e, come è facile intuire, nei panni sciacquati con poca acqua rimangono più facilmente tracce di detersivo.
Se non ci credete, potete fare una prova semplicissima. Fate fare un ciclo di lavaggio con sola acqua, al bucato appena fatto; meglio ancora se inserite nel cestello della lavatrice anche una pallina da tennis bianca (o una pallina-dosatore, naturalmente vuota) per aumentare l’effetto sbattimento. Vedrete quanta schiuma si forma, pur non avendo aggiunto neanche un grammo di detersivo!
Secondo accorgimento: non lasciamoci più condizionare dalle sirene del bianco più bianco o dai cavalieri del pulito che, tra squilli di trombe, partono alla carica per sconfiggere lo sporco di qualsiasi natura. Almeno gli indumenti dei bambini laviamoli con i detersivi biologici e prestiamo particolare attenzione a risciacquare molto bene tutti gli indumenti.
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